Una serata a Pianofocale in cui Paride Benassai ricorda la cosiddetta "scuola palermitana"
Il vero senso dell'underground per Pianofocale, la nuova scuola di cinema indipendente underground di Palermo
Essere undergound e coltivare la memoria sono due cose destinate a stare insieme. Le profondità della mente, i suoi meandri, si trovano subito a proprio agio quando lo spazio corrisponde loro, somiglia agli snodi della memoria. Quando la penombra è concentrazione e nella penombra si sta vicini, con le sedie strette strette per fare spazio all’altro, al nostro compagno, sta accadendo qualcosa di magico! E forse è per questo che ci siamo subito trovati a nostro agio alla piccola scuola di cinema underground, noi che ricordavamo! Noi che siamo stati privilegiati dall’aver vissuto gli effervescenti, complessi anni Ottanta di Palermo. Nella serata del 5 ottobre scorso, sembrava davvero che tanti decenni non fossero passati e che il clima fosse tornato quello d’un tempo, quando Paride (Bennassai), Franco (Scaldati) si addentravano nell’animo popolare, facendo affiorare e animando tutte le sue componenti – l’araba “lagnusia” e la spagnola spavalderia – e Michele (Perriera) scavava fino a rompersi le unghie nella violenza di Ionesco (“La lezione”, “Cantarice calva”), o di Artaud (“I cenci”) cercandovi le radici del nostro essere destinati alla dolcissima apocalisse della postmodernità. Apparentemente le due realtà si erano divise i compiti: l’una cercava radicamento, approfondendo il nostro sentire; l’altra estensione, rivolgendosi all’avanguardia europea. In realtà molte volte si sono guardate scambiandosi la pelle. E comunque si sono sempre rispettate, a volte ibridate; come quando a interpretare il “Kean” con la regia di Michele Perriera fu chiamato l’attore Lollo Franco. E’ sembrato davvero un nuovo inizio, tanto più carico di speranza quanto più ricco di ricordi. Paride Benassai, ospite della serata, in quanto ospite caro e di casa – è stato protagonista di diversi lavori del regista Giuseppe Gigliorosso e in particolare del film “Ore diciotto in punto” – ci ha piacevolmente intrattenuti sul tema delle differenze tra la recitazione per il teatro e quella per il cinema e la televisione. Partendo dal ricordo dei tanti colleghi che non ci sono più: appunto Franco Scaldati, Gaspare Cucinella, Enza Rappa, il recentemente scomparso Luigi Maria Burruano, che hanno diversamente fatto parte della cosiddetta “scuola di Palermo” ed arrivando a menzionare la compagnia Teathés fondata da Michele Perriera, ha posto l’accento sul valore di quella formazione che ha permesso a tanti attori di dimostrare la propria bravura e versatilità in ruoli teatrali, cinematografici e televisivi. Si pensi, un po’ alla rinfusa, a Burruano ne “I cento passi” di Marco Tullio Giordana e nelle tante fiction tra cui “La Piovra 8”, a Giuditta Perriera in “Salvo” di Piazza e Grassadonia , in “Ore diciotto in punto” di Gigliorosso, e nei tantissimi lavori teatrali cui ha preso parte in questi decenni , a Franco Scaldati in “L’uomo delle stelle” di Tornatore, ma anche in teatro come attore, drammaturgo e regista, a Stefania Blandeburgo nel film “L’innesto” di Ceresia, ancora in “Ore diciotto in punto” e nella fiction “Don Matteo”, oltre che in radio e in teatro… a Gigi Borruso (docente di recitazione presso la scuola Pianofocale) in “La Matassa” di Ficarra e Picone, in “Ore diciotto in punto” e in numerosi lavori teatrali di cui è spesso stato anche autore e regista…. Si sono insomma menzionate un paio di generazioni, quella dei Maestri del Piccolo teatro di via Pasquale Calvi, del Teathés di via Libertà, e quella dei loro allievi, che hanno dato molto all’arte dell’attore e molto hanno ancora da dare. E si è palesato l’intento di Giuseppe Gigliorosso e dei suoi più stretti collaboratori, (tra i quali includo anche me che nel 1985 iniziavo la scuola di Michele e dopo un bel decennio di collaborazione con la compagnia) di prendere e rivitalizzare il meglio di questa tradizione, a partire dal sottosuolo che è il luogo metaforico e simbolico dell’anima profonda. L’anima delle persone che decideranno di partecipare a questa esperienza inedita della nuova scuola di cinema indipendente e della città di Palermo che sta forse vivendo una nuova primavera. C’è da augurarsi che questa primavera non sia soltanto una primavera di facciata per l’attrazione dei turisti ma una fioritura profonda, che parte da bulbi ben piantati nel terreno. Anna Fici