Un incontro per comprendere scientificamente l'esplosione della fotografia sui social
La fotografia social e l'esplosione delle latenze identitarie
Fino a qualche decennio fa la costruzione delle nostre biografie procedeva linearmente, lungo una scala fatta di gradini che le circostanze e le opportunità della vita potevano farci percorrere in salita o, talvolta, purtroppo, in discesa. Nel corso del secolo scorso, la fotografia ha trovato una grande diffusione, collocandosi, negli usi delle persone comuni come dei professionisti, la dove le norme sociali implicite ed esplicite, relative all’uso del tempo, le facevano spazio. Ovvero nel solco venutosi a creare tra la vita ordinaria e le fasi percepite come straordinarie. Era proprio all’affacciarsi dello straordinario che si sentiva il bisogno di fare ricorso allo scatto fotografico. Oggi si discute dei cambiamenti che hanno riguardano la fotografia cercandone la causa nella tecnologia alla mano e nell’economicità della pratica. Così facendo, se ne trascura la caratteristica principale: quella di “specchio con la memoria”. La fotografia condivisa sui social è ancora specchio con la memoria. E per comprendere e spiegare ciò che essa è occorre volgere lo sguardo a ciò che rispecchia: all’odierna, complessa, incerta costruzione del tempo e delle sue differenti qualità. Ovvero a quella costruzione entro la quale la nostra identità, che già da tempo ha perso l’ancoraggio alla dimensione lavorativa e ad ogni altra tradizionale appartenenza, si fa processo comunicativo e linguaggio.