La mostra di Diego Bardone a cura di Collettivof
SfilaMi
Recentemente si parla molto di street photography ma quando Diego Bardone ha cominciato a fotografare in strada, il prof. Alfredo De Paz coniava l’espressione “reportage della vita quotidiana” poi inserita nel suo noto volume (2001), Fotografia e società. Dalla sociologia per immagini al reportage contemporaneo, Liguori Editore.
Credo che, al di là delle mode e delle tendenze, iscrivere la fotografia di Diego all’interno di questo tipo di approccio, restituisca alla sua fotografia di strada il senso di un lavoro di ricerca, quale esso è; la dignità di un racconto personale che mette in evidenza il rapporto tra le maschere sociali, il gioco ammiccante del mascheramento e il contraltare dei retroscena, costituiti da persone e luoghi che devono restare a guardare, a cui non è dato accesso al grande gioco del consumo, alla pirotecnia dello spreco.
Mentre guardavo per la prima volta le fotografie di SfilaMi qui presentate, oramai un po’ di tempo fa’, mi riaffioravano alla mente queste parole di Charles Bukowski, che danno il senso di una festosa decadenza, un po’ come il reportage sulla Fashion Week milanese colta nel suo rapporto con naturale il contraltare: con la strada dei lavoratori, degli anziani, degli studenti e dei baristi, con la strada su cui scorre la vita di chi, al massimo, può festeggiare mangiando un gelato.